Visitare alcuni borghi come Monticchiello e Pienza, della Val d’Orcia (patrimonio UNESCO dal 2004), è come ritrovarsi nei dipinti rinascimentali, dove il tempo sembra essersi fermato.
Nel paesaggio della Val d’Orcia, orlato dai cipressi, spuntano torri e le colline cambiano colore a seconda delle stagioni. I campi sono ancora dedicati alla coltura di grano, viti e ulivi. Nel Rinascimento i governanti ambivano non solo a città ma anche a campagne ideali e se le città si arricchivano di arte le campagne erano belle perchè produttive e armoniche. Come oggi qui in Val d’Orcia. Un territorio ideale per essere percorso a piedi e in bicicletta. Ridley Scott, nel Gladiatore, ha immaginato che, nei campi di grano tra San Quirico e Pienza, potesse trovarsi il paradiso del protagonista.
La strada si snoda come una collana tra campi dorati, poi la porta secolare sta lì a darti il benvenuto. Monticchiello era un castello (metà del XIII sec.) che ha vissuto un periodo di crescente benessere. Gli statuti del Comune erano in lingua volgare e gli abitanti partecipavano alla vita politica facendo sentire le proprie volontà nel “Consiglio di uno per famiglia”. Nel 1502 il castello fu espugnato da Cesare Borgia, e la guarnigione trucidata. Nel 1559 la resa e la consegna del castello a Francesco da Montaguto, inviato plenipotenziario del Duca Cosimo De’ Medici.
Lo spirito indomito, dimostrato negli assedi come quello del 1553, e comunitario degli abitanti di questo borgo è ancora vivo. Oltre il borgo medievale ben conservato c’è qualcosa che lor rende unico e speciale: il Teatro Povero di Monticchiello, con la sua rappresentazione in piazza che si ripete ogni anno tra la fine di luglio e la prima metà di agosto. Un progetto culturale e sociale, nato negli anni Sessanta, quando andò in crisi la mezzadria. Allora il tessuto cittadino si ricompattò intorno a questo laboratorio teatrale.
Durante l’anno l’assemblea degli abitanti del borgo e dei membri della compagnia dialoga con un gruppo ristretto ‘eletto’ all’interno, incaricato di trasformare in proposte teatrali i contenuti emersi nell’assemblea. Ogni spettacolo della compagnia va in scena solo per una stagione. Spesso gli attori in piazza ‘recitano’ se stessi o dialogano con il pubblico. Attraverso il teatro il borgo ha recuperato la sua identità, negli anni sono scomparsi i mezzadri, sostituti da piccoli imprenditori agricoli, operai o impiegati.L’antica tradizione orale e l’opera, definita: «Autodramma ideato, scritto e realizzato dalla gente di Monticchiello», vanno in scena per raccontare il passato, osservare il presente e tentare di immaginare il futuro.
Nel 1980 nasce la Cooperativa del Teatro Povero di Monticchiello, con il compito di occuparsi anche della gestione di attività sociali e assistenziali per la comunità del paese (la gestione di un’edicola-libreria, un ufficio turistico, un centro internet, il servizio di distribuzione farmaci alla cittadinanza, la biblioteca e un emporio poli-funzionale). I temi affrontati sono quelli che hanno un riflesso e un’attualità all’interno della vita del borgo. A Monticchiello è bello passeggiare tra i suoi vicoli in mattoni rossi e quando il tempo è bello far colazione, o pranzo, sulla terrazza del ristorante – bar La Porta (all’ingresso del borgo) si ha la sensazione di sorvolare le colline della Toscana.
Si torna sempre volentieri nel salotto rinascimentale della Val d’Orcia: Pienza, “nata da un sogno d’amore ed un pensiero di bellezza” coma la definì Giovanni Pascoli. Un autentico centro a misura d’uomo dove è un piacere camminare. A mutarne (1459-62) l’aspetto, da medievale a rinascimentale, e il nome, da Corsignano all’attuale, fu papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini, che volle farne la sua residenza temporanea e quella della sua corte. Leon Battista Alberti, reale ispiratore del progetto, suggerì al papa di affidare l’incarico all’architetto Bernardo Rossellino. Oltre ai palazzi destinati ai cardinali papa Pio II volle costruire, con i propri fondi, anche dodici case per il popolo (in via delle Case Nuove). La pianta di piazza Pio II, fulcro cittadino, è trapezoidale, ai lati della Cattedrale (sorta sul sito della pieve di Santa Maria di Corsignano) i palazzi Borgia e Piccolomini e il pozzo disegnato dal Rossellino.
Di fronte alla Cattedrale il Palazzo Pubblico. Lungo corso Rossellino si affacciano i palazzi patrizi della raffinata corte papale.Pienza è famosa anche per i suoi gustosi pecorini. La prima domenica di settembre si svolge la Fiera del cacio dedicata al famoso formaggio (fresco e stagionato), apprezzato anche da Lorenzo il Magnifico. È un formaggio a pasta cotta prodotto con latte crudo intero di pecore allevate allo stato semibrado con foraggi del territorio.
La flora particolare dei pascoli della zona (assenzio, ginepro ginestrino etc.) conferisce a questo formaggio un aroma speciale. In occasione della festa, sulla piazza Pio II, si gioca al cacio al fuso, vince chi riesce ad avvicinare, facendola rotolare, la forma di cacio al fuso, piantato al centro dell’anello in marmo che spicca sulla pavimentazione della piazza.
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